"La humanidad no encontrará la paz hasta que no vuelva con confianza a mi Misericordia" (Jesús a Sor Faustina)

lunes, 20 de abril de 2020

La pandemia del coronavirus podría legitimar un sistema planetario de vigilancia individual

HARARI: E SE L’EPIDEMIA LEGITTIMASSE “UN NUOVO TERRIFICANTE SISTEMA DI SORVEGLIANZA”?
 ENRICA PERUCCHIETTI

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24 MARZO 2020
«Le misure temporanee hanno la brutta abitudine di sopravvivere alle emergenze, soprattutto perché all’orizzonte c’è sempre una nuova emergenza». (leggi l’articolo originale).

In un lungo articolo per il Financial Times, lo storico e scrittore Yuval Noah Harari ha mostrato preoccupazioni per le misure sempre più stringenti di sorveglianza tecnologica che i governi di tutto il mondo, su modello della Cina e della Corea del Sud, stanno adottando per il monitoraggio e il contrasto alla diffusione del Covid-19.


Anche in Italia si è passati al dispiegamento dei droni e alla geolocalizzazione per il monitoraggio dei cittadini e come se non bastasse il ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione (Mid), Paola Pisano, con il ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ha lanciato un nuovo invito al mondo dell’impresa e della ricerca. Tra gli obiettivi dell’invito anche la realizzazione di un’app che tracci gli spostamenti delle persone, segnali i luoghi frequentati da chi è stato contagiato, permetta di risalire ai cittadini con i quali è venuto in contatto (leggi qui). E che per funzionare deve essere installata da tutti.

Ora il rischio che si crei un grande fratello elettronico è talmente chiaro che sono gli stessi promotori a non negarlo neppure più ma a difendere la corsa alla sorveglianza tecnologica per la “tutela della salute”, chiedendo che i cittadini terrorizzati e disorientati mostrino cieca obbedienza e legittimino tali misure draconiane (leggi anche)


Lo storico e saggista Yuval Noah Harari.

Come però osserva Harari dalle colonne del Financial Times,

«Chiedere alle persone di scegliere tra privacy e salute è, in effetti, la vera radice del problema. Perché questa è una scelta falsa. Possiamo e dobbiamo godere sia della privacy che della salute. Possiamo scegliere di proteggere la nostra salute e fermare l’epidemia di coronavirus non istituendo regimi di sorveglianza totalitaria, ma piuttosto dando potere ai cittadini».



Harari mostra come negli ultimi anni sia i governi che le società hanno utilizzato tecnologie sempre più sofisticate per tracciare, monitorare e manipolare le persone e che se sull’onda della paura per il contagio non facciamo attenzione, l’epidemia potrebbe legittimare «un nuovo terrificante sistema di sorveglianza».

Scrive Harari:

«l’epidemia potrebbe segnare un importante spartiacque nella storia della sorveglianza. Non solo perché potrebbe normalizzare il dispiegamento di strumenti di sorveglianza di massa nei paesi che finora li hanno respinti, ma ancora di più perché indica una drammatica transizione dalla sorveglianza “over the skin” a “under the skin”. Fino a questo momento, quando il dito toccava lo schermo dello Smartphone e faceva clic su un collegamento, il governo voleva sapere esattamente su cosa stava facendo clic. Ma con il coronavirus, il focus dell’interesse si sposta. Ora il governo vuole conoscere la temperatura del dito e la pressione sanguigna sotto la sua pelle».

L’ingenuità di fondo è infatti credere che le misure prese in stato di eccezione poi vengano sospese una volta terminata l’emergenza.

Come dimostra il caso dell’11 settembre con l’introduzione del Patriot Act, il potere sfrutta momenti di crisi per stringere le maglie del controllo e della sorveglianza sui cittadini.

Dobbiamo iniziare a non concentrarci esclusivamente sul “far salva la pelle”, che è sacrosanto, ma anche a immaginare come potrebbe essere la nostra società cessata l’emergenza tra qualche mese o qualche anno. Dobbiamo maturare una visione che prenda in considerazione anche le conseguenze a lungo termine delle nostre azioni, soprattutto se queste sono dettate dalla paura per allontanre il rischio di ritrovarci tutti in una società trasparente in cui saremo uomini e donne di vetro sotto il controllo costante del grande fratello elettronico.

Dobbiamo imparare ad avere una visione più generale e immaginare cosa potrebbe accadere se le aziende e i governi iniziassero a raccogliere i nostri dati biometrici in massa: arriverebbero a conoscerci meglio di noi stessi, avendo la possibilità di anticipare le nostre emozioni, i nostri sentimenti, persino le nostre malattie. Sarebbero in grado di manipolarci alla perfezione entrando con più facilità nel nostro immaginario, nella nostra mente, per venderci qualunque prodotto, idea politica o provvedimento.

 Come scrive Harari, infatti

«Molte misure a breve termine prese in periodi di emergenza diventano poi permanenti.

Questa è la natura stessa delle emergenze. Accelerano processi che in un periodo normale avrebbero richiesto anni».

Parole che dovrebbero invitarci a riflettere.
(https://enricaperucchietti.blog/2020/03/24/harari-e-se-lepidemia-legittimasse-un-nuovo-terrificante-sistema-di-sorveglianza/?fbclid=IwAR0-Fkw6gY4TxCjiFQEEV1EcTkH7X1zSPaUEvWDsimvg9ri3yOCVwrbkhak)

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