"La humanidad no encontrará la paz hasta que no vuelva con confianza a mi Misericordia" (Jesús a Sor Faustina)

lunes, 21 de octubre de 2019

La "obispa" luterana ordena retirar símbolos cristianos y colocar símbolos islámicos


Il primo "vescovo" luterano donna e lesbica ordina alla chiesa di rimuovere la Croce e inserire i simboli islamici
Questi S. Padre sono quelli con cui dobbiamo fare ecumenismo?
Non possumus!
Luigi

23 Settembre 2019, Voce Controcorrente

Per far sentire i musulmani più a loro agio, la prima vescova lesbica del mondo ha ordinato di rimuovere i crocefissi dalle chiese e preparare stanze per farli pregare.

(di Nausica Della Valle) Eva Brunne è la prima vescova lesbica del mondo nominato nel 2009 dalla Chiesa luterana di Svezia, sposata con il prete lesbo Gunilla Linden e madre di un piccolo bambino, chiede la rimozione delle croci e di altri simboli cristiani nella chiesa dei marinai di Freeport a Stoccolma, per evitare che i marinai stranieri che praticano altre religioni come l’Islam «possano essere offesi».
Secondo notizie SVT.se, con sede a Stoccolma, Brunne non intende solo rimuovere i simboli cristiani, ma anche allestire una sala di preghiera all’interno della chiesa per soddisfare le persone di altre religioni, in particolare i visitatori musulmani. Ha spiegato che così facendo, i rifugiati musulmani che entrano in Svezia saranno più a loro agio.

Chiamando gli ospiti musulmani della chiesa «angeli», la vescova Eva, si è rivolta al suo blog ufficiale per spiegare che «rimuovere i simboli cristiani dalla chiesa e preparare l’edificio per la preghiera musulmana non rende un prete meno difensore della fede. Non farlo piuttosto renderebbe la persona più avara nei confronti delle persone di altre fedi».

Decisioni forti come queste hanno conseguenze inevitabili. La prima ondata di islamisti della Sharia grida per i loro diritti e minaccia ferocemente di prendere la vescova lesbica e di gettarla fuori dal campanile. Ai loro occhi è un’infedele, sia perché una donna secondo la loro religione non può parlare in pubblico, sia perché è un’omosessuale, tutti i crimini che meritano la morte per loro.

La vescova tenne una riunione nella chiesa missionaria dei marinai nei cantieri orientali di Stoccolma e sfidò il sacerdote a spiegare cosa avrebbe fatto se l’equipaggio di una nave fosse entrato in porto che non era cristiano, ma voleva pregare.

La vescova ha insistito, spingendo sul fatto che questo non avrebbe creato alcun problema, visto che tutti gli aeroporti e gli ospedali avevano già sale di preghiera multi-fede, e la conversione della chiesa del cantiere a solo accelerato questa decisione.

«Rendere disponibile una stanza per persone di altre fedi non significa che non siamo difensori della nostra stessa fede. I sacerdoti sono chiamati a proclamare Cristo. Lo facciamo ogni giorno e in ogni incontro con le persone», ha riferito Brunne. «Ma ciò non significa chiudere le porte a persone di altre fedi».

Padre Patrik Pettersson, uno dei sacerdoti della sua diocesi e attivo nella stessa parrocchia della chiesa missionaria dei Seaman, ha risposto in un suo blog, lamentando che non è possibile equiparare una chiesa consacrata con una sala di preghiera; «Pensavo che un vescovo avrebbe saputo la differenza (tra una sala di preghiera e una chiesa» commenta.

I tentativi di Brunne di rendere la vita più confortevole per i musulmani e altri visitatori non cristiani sono stati fortemente contrastati da Pamela Geller, autrice di «Stop the Islamization of America».

«La Svezia l’ha persa», ha detto Geller a WND. «Sta sacrificando la propria eredità per accogliere gli immigrati che non saranno così accomodanti per gli svedesi nativi non musulmani. La vescova sta spianando la strada all’islamizzazione della Svezia».

I pensieri di Geller sono stati ripresi dal direttore della missione dei marinai Kiki Wetterberg, il quale ha affermato che rimuovere i simboli cristiani è un atto del tutto inutile. «Non ho alcun problema con i marinai musulmani o indù che vengono qui e pregano. Ma credo che siamo una chiesa cristiana, quindi manteniamo i simboli. Se visito una moschea, non chiedo loro di togliere i loro simboli. È solo mia la scelta di entrare», ha scritto sul giornale Dagen.

I vertici della Chiesa di Svezia, come molte altre chiese nazionali di tutta Europa, sembrano essere pienamente coinvolti nel raggiungere un obiettivo chiamato diversità. E il sacerdote responsabile della diocesi ha detto ai media: «Durante la protesta, la Chiesa svedese terrà un servizio in cui esprimerà gioia per la nostra città e per i nostri amici musulmani. C’è un forte sostegno per le diverse culture a Malmö ed è importante che la chiesa sia lì per sostenerlo».
(http://blog.messainlatino.it/2019/10/il-primo-vescovo-luterano-donna-e.html?fbclid=IwAR22HkCtrhA-ZJ1H2MfVxDGZHVMjTqLcn139a9rQfDlYx9_maB4OYTBGlCM)

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