"La humanidad no encontrará la paz hasta que no vuelva con confianza a mi Misericordia" (Jesús a Sor Faustina)

miércoles, 28 de marzo de 2018

No es casualidad que la izquierda felicite el Ramadán y combata la Semana Santa...


La izquierda española, felicitando el Ramadán. Al mismo tiempo, combate a muerte a la Semana Santa. Dime con quién andas y te diré quién eres...

lunes, 26 de marzo de 2018

Varlam Shalamov, testigo de los horrores de la secta comunista

Varlam Salamov: testimone dell’abisso




Varlam Shalamov: testimone dell’abisso

Varlam Shalamov, il cronista che entrò nel gulag sovietico da bolscevico e ne uscì testimone dell’abisso.

Nel 1999 fu pubblicata, per la prima volta in Italia, l’opera monumentale di Varlam Salamov, I racconti della Kolyma, sull’inferno dei gulag sovietici. Fu un caso letterario. Quindici anni fa – e ancora oggi – il paragone fra i gulag e i lager è per alcuni inammissibile: la casa editrice Einaudi si rifiutò di pubblicare l’introduzione del polacco Gustaw Herling, reo di aver messo sullo stesso piano i «gemelli totalitari», nazismo e comunismo sovietico.

«Eppure, chiunque abbia letto i racconti di Salamov confermerebbe l’esattezza del paragone», nota l’esperto filologo e russofilo Vittorio Strada a Tempi. Per farsene un’idea basta scorrere i pannelli della piccola mostra sullo scrittore russo, in questi giorni, all’Università Statale di Milano. Scrive Herling: «Nei campi sovietici non c’erano i forni crematori, non si mandava la gente nelle camere a gas: il risultato era però il medesimo, anche se si uccideva lentamente, attraverso la fame, il lavoro massacrante e il clima». Cambiava l’obiettivo. In Siberia, «si voleva sfruttare al massimo il lavoro dei prigionieri».

È da questa esperienza quasi ventennale come schiavo del regime comunista che Salamov trasse il bisogno di raccontare, spiega Strada, «non solo ponendosi con Solzenicyn, Grossman e Pasternak, fra gli autori russi che hanno concluso il periodo della letteratura sovietica, ma dando al suo contributo artistico un’eredità più universale». «Mentre Solzenicyn ebbe un ruolo storico decisivo contro il sistema, e il suoArcipelago Gulag ebbe una diapason amplissima, Salamov fu inizialmente lasciato ai margini, perché si era concentrato sulla forza della testimonianza diretta, sulla disperazione e sull’abisso», afferma Strada.



Uomo dalle «molteplici vite» – conciatore di pelli, studente di diritto, letterato e prigioniero – Salamov descrive l’annichilimento umano nel sistema concentrazionario sovietico nella regione gelida, tetra della Kolyma, agli estremi confini della Siberia, con freddezza e precisione. Nella Kolyma, allora non c’erano strade, non c’era la ferrovia. Soltanto la taiga e migliaia di uomini condannati alla fame, al gelo, al lavoro, in una sconfinata distesa di larici e pini, dove dopo le epurazioni, dalla Rivoluzione di Ottobre, nel 1919, fino al 1970, «fare il socialismo» equivaleva alla rieducazione attraverso il lavoro forzato. Il gulag, però, non restituì un’umanità migliore, sottolinea l’autore russo. Fu invece «una grande prova per le forze morali dell’uomo, per la comune moralità umana, e il novantanove per cento degli uomini non resisteva a questa prova».

Non si scrive per guarire il dolore
Non voleva “fare letteratura”, Salamov, ma raccontare la vita dei gulag. «C’è una profondissima non verità nel fatto che il dolore umano divenga oggetto dell’arte, che il sangue vivo, il tormento, il dolore appaiano sotto forma di quadro, poesia, romanzo. Questo è un falso, sempre», afferma in un’intervista degli anni Settanta. «Peggio ancora è che scrivere significhi per l’artista allontanarsi dal dolore, alleviare il dolore, il proprio dolore, dentro. Anche questo è male».

Quando la sua opera vide la luce nel 1973, Solzenicyn volle chiedergli un contributo per Arcipelago Gulag. Lui accettò, inizialmente. Per capire come contribuì al lavoro, ci si può limitare a una domanda a margine del testo inoltrata a Solzenicyn. Parlando dei detenuti del gulag, alle prese con un gatto, Salamov si chiedeva: «E perché non lo ammazzano per mangiarselo?». Solzenicyn, accolse l’obiezione e corresse. Questo accadeva nel gulag, scrive Salamov. Lo racconta in Giorno di riposo. Qui, alcuni criminali offrono a un pope internato alcuni avanzi di un piatto di carne di montone. Il pope mangia, e quando scopre che in realtà sono i resti di un cucciolo di cane allevato dalla baracca, vomita. Eppure, afferma, «la carne era buona. Non peggio di quella di montone».

«Ho cambiato idea sulla vita come bene, felicità. La Kolyma mi ha insegnato tutt’altro», afferma Salamov ne I taccuini curati da Irina Sirotiskaja. «Il principio della mia epoca e della mia personale esistenza, di tutta la mia vita ciò che ho tratto dalla mia personale esperienza, la regola che ne ho desunto può essere espresso in poche parole. Prima di tutto bisogna restituire lo schiaffo e solo in un secondo tempo l’elemosina. Ricordare il male prima del bene. Ricordare tutto il bene ricevuto per cent’anni e tutto il male per duecento».

Una visione tetra del mondo, che però è in contrasto con l’esigenza di scrivere, spiega Strada. «Nei suoi racconti – afferma il filologo – la potenza letteraria di Salamov ha una fisionomia autonoma, che insieme allo stile, al destino personale, difficile e arduo dell’autore, creano una visione esistenziale di insieme cruda ma non nichilistica». «Salamov d’altronde parla dell’abisso dell’uomo nel mondo concentrazionario. Del destino personale degli uomini schiacciati dalla storia. Un tema che appartiene alla grande letteratura russa», spiega ancora Strada. «Nel periodo sovietico, è emblematica la metafora della Ruota Rossa di Solzenicyn, il romanzo in cui la Rivoluzione viene descritta come un meccanismo che schiaccia le esistenze degli uomini». «Anche in Salamov – afferma Strada – come in Solzenicyn, emerge però la resistenza dell’uomo alla violenza della storia, sulla quale lo scrittore può sempre dire una parola per non essere schiacciato fino in fondo».

L’autore dei Racconti della Kolyma non ha mai negato la sua adesione al bolscevismo. Alla fine dell’esperienza del gulag dice: «Sono stato partecipe di una battaglia persa per l’effettivo rinnovamento della vita». Quella sconfitta lo condannò, come trotzkista, dunque nemico di Stalin, a una vita di miseria e privazioni. Nei campi di concentramento, il credo nell’ideologia comunista si opacizzò e rimase in piedi soltanto la realtà e l’esperienza del gulag. La disperazione.

«La cosa peggiore – afferma nei diari – è quando l’uomo comincia a sentire questo fondo oscuro, e per sempre, come parte della propria vita». Cosa poteva resistere nei gulag? Per l’ateo Salamov, soltanto Dio. «Nei campi di concentramento non ho visto nessuno che avesse più dignità dei credenti. La depravazione invadeva l’anima di tutti; resistevano solo i credenti», dice. Anche lui resistette. Nonostante la disperazione, per poter leggere una recensione delle sue poesie da parte del suo maestro, Boris Pasternak, nel 1952, Salamov percorse più di mille chilometri su una slitta trainata dai cani. Era una stroncatura, ma ne fu felicissimo.

«È a partire dal suo rapporto con Pasternak, rappresentante della letteratura russa, ancora prima della rivoluzione, grande poeta del Novecento, e con un retroterra culturale pre-rivoluzionario, che Salamov deciderà di scrivere del gulag», spiega Strada. Il nucleo dei Racconti della Kolyma emerge così nella corrispondenza con l’autore del Dottor Zivago. In una lettera a Pasternak, Salamov descrive una giornata nel campo di concentramento: «Il giorno lavorativo dura 16 ore. La gente dorme in piedi appoggiandosi sulle vanghe. Non può né sedersi né sdraiarsi – ti fucilerebbero sul posto. Buio biancastro con una tinta di blu della notte invernale, 60 gradi sotto zero. L’orchestra delle trombe d’argento suona le marce davanti alle file di detenuti semimorti. Nella luce gialla delle enormi torce di benzina una guardia legge la lista dei nomi dei detenuti fucilati per non aver raggiunto la norma di produttività».

Il rapporto con Pasternak
Per Salamov, Pasternak è la luce nell’abisso. E da dove provenga questa capacità del Nobel di far sperare un disperato, emerge forse dal resoconto di un incontro tra il grande poeta e Andrej Sinjavskij, sul finire del 1957. Un incontro che offre una risposta alla resistenza del popolo russo all’esperienza totalitaria e all’abisso del gulag. Pasternak, scrive Sinjavskij, «cominciò a parlare di Cristo, che viene a noi da laggiù, dal profondo della storia, come se quelle lontananze fossero il giorno che viviamo, e insieme al giorno si facessero trasparenti e declinassero nella sera, congiungendosi a un domani senza fine. Nelle parole di Pasternak, come mi parve, non v’era neppure l’ombra di un’aspettativa apocalittica. Cristo veniva oggi perché la nuova storia veniva da Cristo e dal Vangelo, compresa la nostra giornata e Cristo era di questa giornata la realtà più naturale e familiare. La storia con il suo passato, il suo presente, il suo futuro, era come un campo, un unico campo, uno spazio che s’apriva ininterrotto allo sguardo. Guardando dalla finestrella i campi e i declivi nevosi Pasternak parlava di Cristo che viene a noi da laggiù. E parlava senza affettazione, né enfasi, senza pompa alcuna, ma con semplicità quotidiana, come se là e laggiù fossero stati gli orti contigui e la fila dei campi biancheggianti che s’allargavano attorno».

http://www.tempi.it/varlam-salamov-cronista-gulag-sovietico-bolscevico-abisso#.VNEWoWiG_Ak

Tags: Gulag, Aleksandr Solgenicyn, Varlam Shalamov
(https://www.museodelcomunismo.it/approfondimenti-comunismo/varlam-salamov-testimone-dell-abisso)

Kerth Barker: los Rothschild eliminaron al Zar para implantar el Comunismo

Resultado de imagen para bolcheviques asesinos

https://www.youtube.com/watch?v=9_oZEIpi4PM

La fortuna y el paraíso secreto de Fidel Castro revelados por su ex guardaespaldas


Nicolás Márquez y Agustín Laje: "El libro negro de la Nueva Izquierda"


La Madre de Dios en Fátima: "Rusia esparcirá sus errores (el comunismo) por el mundo"


domingo, 25 de marzo de 2018

"La Plaza (de San Pedro) se llenará de cadáveres. Los hombres del terror llegarán al Vaticano"

  

La secta fundamentalista islámica ISIS anunció repetidas veces su intención
de llegar al corazón mismo de la cristiandad, el Vaticano, para 
allí cometer sus atrocidades.
Este anuncio coincide con las profecías venidas del Cielo.

2.553 - Dal messaggio Madonna di Anguera,trasmesso il 24/07/2005

Gli uomini del terrore raggiungeranno il Vaticano.La piazza sara' piena di cadaveri.L'umanita' vedra' l'azione malefica degli uomini dalla grande barba.Il Coloseo crollera'.Sappiate che il Signore e' rattristato a causa dei peccati degli uomini.Ecco i tempi delle grandi tribolazioni.Inginocchiatevi in preghiera.


2.975- Dal messaggio 23/03/2008Cari figli,gli uomini seguaci del falso profeta marceranno con grande furia in direzione del tempio santo.Li ci sara' grande distruzione.La Chiesa piangera' e si lamentera'.In questo giorno sara' visibile una eclissi lunare

Increíble torpeza: el Vaticano alaba abiertamente la dictadura comunista china

El Vaticano alaba abiertamente la dictadura comunista china

¿CÓMO SE PUEDE ALABAR UN SISTEMA IDEOLÓGICO DECLARADO "INTRÍNSECAMENTE PERVERSO", CAUSANTE DE MÁS DE CIEN MILLONES DE MUERTOS,
DE ORIGEN CLARAMENTE SATÁNICO Y CUYO OBJETIVO DECLARADO ES LA DESTRUCCIÓN DE LA IGLESIA CATÓLICA Y BORRAR DEL CORAZÓN DEL HOMBRE EL NOMBRE DE DIOS?

Mosn. Paul Richard Gallagher, Secretario para las Relaciones con los Estados dentro de la Secretaría de Estado de la Santa Sede, ha respaldado el nuevo protagonismo mundial de China tras la reciente Asamblea Nacional Popular, donde se reforzó la dictadura comunista bajo el mando de Xi Jinping.

23/03/18 1:44 PM
Ver también
«¿El Año de la verdad? ¿Verdad con características chinas?»
(Agencias/InfoCatólica) Mons. Gallagher aseguró que la Santa Sede no teme «a una China que aumenta su peso en los escenarios internacionales con su propia y original visión del mundo y su herencia inestimable de cultura y civilización».

Igualmente alabó la política exterior del régimen comunista:

«Con su política exterior está claramente adoptando un nuevo acercamiento a los equilibrios existentes en las relaciones internacionales, y también se está consolidando su presencia en los países en vías de desarrollo".
Y tuvo también palabras de elogio para las reformas económicas del gobierno dictatorial, al decir que «dan a un número considerable de ciudadanos la posibilidad de vencer la pobreza».

Estas declaraciones, aunque no llegan al nivel de escandalosa pleitesía ante la tiranía comunista que alcanzó Mons. Marcelo Sánchez Sorondo, se producen en el contexto del posible pacto entre la Santa Sede y la dictadura comunista china, que ha sido denunciado en repetidas ocasiones por el cardenal Zen, que lo considera una traición en toda regla a los católicos mártires y confesores chinos que han permanecido fieles a la Iglesia en medio de la persecución de la dictadura.

Noticias relacionadas

Cardenal Zen: «Durante muchos años se dijo que había que resistir, ser fiel, ¡Ahora piden rendirse!»

China: la Santa Sede pide a un obispo fiel que renuncie para que su puesto lo ocupe un obispo cismático
(http://www.infocatolica.com/?t=noticia&cod=31881)

La película "María Magdalena" es profundamente anti-cristiana y feminista y es desaconsejable verla

La imagen puede contener: 2 personas, texto y primer plano

Película María Magdalena .
Análisis
Esta película agrede la Revelación sobrenatural trasmitida en la Sagrada Tradición y en la Sagrada Escritura. No es una reproducción de pasajes bíblicos, es una “historia inventada” que utiliza a personajes del Nuevo Testamento para transmitir su ideología.
Los apóstoles se presentan de modo muy deformado, en edad, apariencia y actitudes, mostrando tendencias poco varoniles. Hay dos escenas “abiertas a la interpretación”: una, donde dos apóstoles están duermiendo pero uno abrazando a otro y en la segunda, dos apóstoles están con las caras “pegadas”.
La Magdalena se presenta como “diferente” a las demás mujeres, mostrando resistencia hacia el matrimonio, sugiriendo que es porque ella es “diferente”, dejándolo a la imaginación. Ella es presentada completamente distinta a la de las Sagradas Escrituras y la Tradición, indicando que siempre fue “santa”, negando su vida de pecado y su conversión. Su rol está sobredimensionado: a) Jesús la bautiza. b) Es la única mujer apóstol. c) En la predicación de Jesús, es puesta al centro como modelo de discípula. d) Jesús le consulta a ella sobre qué predicar a las mujeres. e) Ella es como uno de los doce: bautiza y predica.
f) Ella entiende mejor que los mismos apóstoles las enseñanzas de Jesús y tiene que aclarárselas, “apóstol de los apóstoles”. g) Ella consuela a Jesús y aparece como su confidente privilegiado.
Independientemente de Pedro y de los demás apóstoles (de la Iglesia apostólica), ella afirma que “se hará escuchar”, rompe así el machismo patriarcal de los apóstoles (y sus sucesores), porque ella es “la semilla del Reino que crecerá y que gracias a ella, se entenderá al fin el “verdadero mensaje”.
Jesús se presenta en la película como un humano, quien no tiene conciencia de su divinidad. Es fuerte físicamente pero débil de carácter, melancólico; que sufre “desgaste” y queda exhausto al realizar milagros. Es presentado como un curandero que representa un personaje lacónico y excéntrico, como un Santón o gurú hindú. Aparece poco dueño de sí y dudoso, llorando por esta vida y miedoso ante la muerte. En una escena, la Magdalena es la que lo anima y consuela acariciándole la cabeza, la cual yace sobre las piernas de ella. La escena de la resurrección de un muerto, es presentada con una tremenda deformidad, donde Jesús casi se acuesta sobre el muerto y le acaricia el pecho, actuando como si su palabra no fuera suficiente para resucitar muertos; como si sufriera o perdiera su energía al hacer el milagro. Pide a la Magdalena que sea ella quien cuide a los apóstoles. La escena de los vendedores del templo, es reducida a un diálogo con uno de los sacerdotes que poco caso le hace, pareciendo ser este el motivo de su enojo. Jesús aparece como un loco furioso, que pierde el control de sí, teniendo que ser rescatado por sus apóstoles. Supuestamente Jesús bautiza a la Magdalena lo cual es falso, ni tampoco ella fue ministro del bautismo; se ve en todo una clara tendencia feminista. En la última cena, la Magdalena aparece a la derecha de Jesús y ni en los Evangelios ni la Tradición, se menciona la presencia de la Magdalena en la última cena. Jesús ya resucitado, aparece melancólico y a disposición de la Magdalena, esperándola sentado fuera del sepulcro, al cual sólo ella acude. También ya resucitado, hay una escena en la que Pedro le dice a la Magdalena: “tú lo debilitaste”, como si toda la vida y misión del Hijo de Dios encarnado, hubiera dependido del encuentro con la Magdalena; al grado de ser uno antes y otro, “débil”, después.
Parece que la misión de Jesús y sus apóstoles no es anunciar el Reino, sino buscar seguidores para conformar un ejército. No parece que Jesús instituyera los sacramentos, ni tampoco a la Iglesia.
Judas parece ser el mejor apóstol y aunque aparece pálidamente la traición, Judas no es pintado como un traidor. Se omite que era ladrón, que su corazón se había envenenado por su ambición y que finalmente entra en él, el demonio. La traición es presentada como consecuencia lógica de un modo de pensar. El motivo de su suicidio no es el arrepentimiento, sino el deseo de morir por “irse con su familia”. Aparece como un hombre bueno curando a la Magdalena, por el supuesto golpe que le dan en el huerto de los olivos donde según la película, ella estuvo presente.
Pedro es presentado como un hombre de color, por lo tanto no como un judío. Aparece siempre confundido y miedoso, incluso después de la resurrección. Su liderazgo no parece claro, no entiende el mensaje de Jesús. Él es quien obedece a la Magdalena pues ella es la que le dice lo que hay que hacer.
La Virgen María está protagonizada por una mujer muy mayor, sin carácter, temerosa y melancólica.
Su actuación está muy lejos de representar a la Santísima Virgen María. La Virgen es eclipsada por la Magdalena, quien aparece con un vínculo de unión con Jesús, superior al de la misma Virgen.
Temas Importantes:
Un tema recurrente a lo largo de toda la película es el del Reino, que ningún apóstol entiende con excepción a la Magdalena. El Padrenuestro dice el mismo Jesús ser oración del Bautista. Magdalena dice a Pedro: “tienes que orar como si estuviera contigo”, no reconocen ni la presencia espiritual, ni la presencia real post-Pascual de Jesús. La Magdalena afirma: “el reino llegará con nosotros”, es decir, no por el misterio Pascual, ni por la acción del Espíritu Santo, sino por la mera acción humana.
La Magdalena aconseja a Pedro: “predica tu mensaje, no el de él”, es decir, que el mensaje predicado por los apóstoles es sólo humano, no la revelación que nos trajo el Hijo de Dios. El judaísmo es presentado como machista, irracional y supersticioso. Ya que la protagonista no quiere casarse y es “diferente”, sus parientes la consideran endemoniada y le practican un exorcismo (con un rito judío distorsionado) que tiene como efecto, considerar el judaísmo de la época, como algo absurdo.
Conclusión:
Cinematográficamente habrá críticos que elogien su fotografía, tomas panorámicas o close-ups, también a quién representa al personaje principal o los efectos especiales. Pero en el ámbito doctrinal, podemos concluir con las siguientes observaciones sobre esta película: 
1) Presenta a la Magdalena casi como la fundadora del cristianismo, con clara intención de criticar la tradición apostólica.
2) Representa veladamente homosexualismo entre los apóstoles.
3) Utiliza personajes del Nuevo Testamento, para narrar una fábula con mensajes ideológicos feministas.
4) Deja la puerta abierta para justificar la introducción del “sacerdocio” femenino.
5) Aparece el mensaje de Jesús como incitación a dejar los deberes de estado, porque Cristo los liberaba de las tradiciones patriarcales humanas como hacer una familia y cuidar de los hijos.
6) Tiene claras intenciones de ser incluyente, no sólo con las diferentes razas y sexos, –que correctamente comprendido está bien– sino sobre todo con las preferencias sexuales.
7)​Manifiesta un arrianismo moderno, en donde Jesucristo parece ser sólo hombre.
8)​Busca restar credibilidad a la Iglesia como verdadera, pues su enseñanza no es lo que enseñaba Jesús.

viernes, 23 de marzo de 2018

Insólito: obispo católico elogia a la Masonería, considerada la cara laica de la Iglesia de Satanás


“La presencia del obispo titular de la Diócesis de Crato(Ceará) el miércoles14 en una logia masónica de Juazeiro do Norte, marcó una nueva era en las relaciones de la Iglesia Católica y la Masonería en la región del Cariri.

Monseñor Gilberto Pastana fue recibido con el  ritual tradicional, por los 42 masones de la Logia Evolução Nordestina.

El Obispo habló sobre Fraternidad y  Superación de la Violencia. Durante 40 minutos, monseñor Gilberto habló para los masones que le prestaron máxima atención. Dijo que las relaciones entre Iglesia y Masonería pueden ser fraternas, porque los masones son cristianos en su mayoría”. https://fratresinunum.com/2018/03/16/bispo-do-crato-em-loja-maconica-para-falar-da-cf-2018/

100 intelectuales contra el Islam (Francia)


https://www.jihadwatch.org/

marzo 22, 2018

Un grupo de 100 intelectuales franceses acaba de publicar en el periódico Le Figaro (19 de marzo de 2018) su denuncia del totalitarismo islámico. Entre los signatarios se encuentran algunos de los historiadores, filósofos, profesores, juristas y periodistas más distinguidos de Francia, conocidos por todos, que representan inclinaciones políticas de izquierda a derecha. Entre ellos hay algunos ex musulmanes. No es un grupo fácil de descartar.

La siguiente es una traducción de su declaración hecha por Leslie Shaw, una colaboradora del Proyecto Clarion:

Somos ciudadanos de puntos de vista diferentes y, a menudo diametralmente opuestos, que hemos llegado a un acuerdo al expresar nuestra preocupación frente al surgimiento del islamismo. No estamos unidos por nuestras afinidades, sino por el sentimiento de peligro que amenaza la libertad en general y no sólo la libertad de pensamiento.

Lo que nos une hoy es más fundamental que lo que indudablemente nos separará mañana.

El totalitarismo islamista busca ganar terreno por todos los medios posibles y representarse a sí mismo como víctima de la intolerancia. Esta estrategia se demostró hace algunas semanas cuando el sindicato de docentes SUD Education 93 propuso un curso de capacitación que incluía talleres sobre el racismo estatal vetado a los blancos.

(...)


Por el contrario, la República garantiza que la misma ley se aplica a cada uno de nosotros. Esto simplemente se llama justicia.Este nuevo separatismo avanza bajo la ocultación. Busca parecer benigno, pero en realidad es un arma de conquista política y cultural al servicio del islamismo.

El islamismo quiere distinguirse porque rechaza a los demás, incluidos los musulmanes que no suscriben sus principios. El islamismo detesta la soberanía democrática, a la que niega cualquier tipo de legitimidad. El islamismo se siente humillado cuando no está en una posición de dominio. 

Aceptar esto está fuera de discusión. Queremos vivir en un mundo donde ambos sexos puedan mirarse sin sentirse ofendidos por la presencia del otro. Queremos vivir en un mundo donde las mujeres no se consideran naturalmente inferiores. Queremos vivir en un mundo donde la gente pueda vivir codo con codo sin temerse mutuamente. Queremos vivir en un mundo donde ninguna religión deponga la ley.



Waleed al-Husseini, writer
Arnaud d’Aunay, painter
Pierre Avril, academic
Vida Azimi, jurist
Isabelle Barbéris, academic
Kenza Belliard, teacher
Georges Bensoussan, historian
Corinne Berron, author
Alain Besançon, historian
Fatiha Boudjahlat, essayist
Michel Bouleau, jurist
Rémi Brague, philosopher
Philippe Braunstein, historian
Stéphane Breton, film maker, ethnologist
Claire Brière-Blanchet, reporter, essayist
Marie-Laure Brossier, city councillor
Pascal Bruckner, writer
Eylem Can, script writer
Sylvie Catellin, semiologist
Gérard Chaliand, writer
Patrice Champion, former ministerial advisor
Brice Couturier, journalist
Éric Delbecque, essayist
Chantal Delsol, philosopher
Vincent Descombes, philosopher
David Duquesne, nurse
Luc Ferry, philosopher, former minister
Alain Finkielkraut, philosopher, writer
Patrice Franceschi, writer
Renée Fregosi, philosopher
Christian Frère, professor
Claudine Gamba-Gontard, professor
Jacques Gilbert, historian of ideas
Gilles-William Goldnadel, lawyer
Monique Gosselin-Noat, academic
Gabriel Gras, biologist
Gaël Gratet, professor
Patrice Gueniffey, historian
Alain Guéry, historian
Éric Guichard, philosopher
Claude Habib, writer, professor
Nathalie Heinich, sociologist
Clarisse Herrenschmidt, linguist
Philippe d’Iribarne, sociologist
Roland Jaccard, essayist
Jacques Jedwab, psychoanalyst
Catherine Kintzler, philosopher
Bernard Kouchner, doctor, humanitarian, former minister
Bernard de La Villardière, journalist
Françoise Laborde, journalist
Alexandra Laignel-Lavastine, essayist
Dominique Lanza, clinical psychologist
Philippe de Lara, philosopher
Josepha Laroche, academic
Alain Laurent, essayist, editor
Michel Le Bris, writer
Jean-Pierre Le Goff, philosopher
Damien Le Guay, philosopher
Anne-Marie Le Pourhiet, jurist
Barbara Lefebvre, teacher
Patrick Leroux-Hugon, physicist
Élisabeth Lévy, journalist
Laurent Loty, historian of ideas
Mohamed Louizi, engineer, essayist
Jérôme Maucourant, economist
Jean-Michel Meurice, painter, film director
Juliette Minces, sociologist
Marc Nacht, psychoanalyst, writer
Morgan Navarro, cartoonist
Pierre Nora, historian, editor
Robert Pépin, translator
Céline Pina, essayist
Yann Queffélec, writer
Jean Queyrat, film director
Philippe Raynaud, professor of political science
Robert Redeker, writer
Pierre Rigoulot, historian
Ivan Rioufol, journalist
Philippe San Marco, author, essayist
Boualem Sansal, writer
Jean-Marie Schaeffer, philosopher
Martine Segalen, ethnologist
André Senik, teacher
Patrick Sommier, man of the theater
Antoine Spire, vice-president of Licra
Wiktor Stoczkowski, anthropologist
Véronique Tacquin, professor, writer
Pierre-André Taguieff, political scientist
Maxime Tandonnet, author
Sylvain Tesson, writer
Paul Thibaud, essayist
Bruno Tinel, economist
Michèle Tribalat, demographer
Caroline Valentin, essayist
David Vallat, author
Éric Vanzieleghem, documentalist
Jeannine Verdès-Leroux, historian
Emmanuel de Waresquiel, historian
Ibn Warraq, writer
Yves-Charles Zarka, philosopher
Fawzia Zouari, writer

jueves, 22 de marzo de 2018

Carta abierta al "Pastor" Cash Luna


El Falso Profeta "Pastor" Cash Luna y uno de sus
miserables teatros en los que simula la pseudo-curación de numerosas enfermedades, 
alentando así falsamente la esperanza de quienes sufren verdaderamente.

Estimado pastor lo saludo con todo respeto, a la vez deseo comentarle que he visto por la televisión su programa Noches De Gloria, y me he quedado sorprendido de la cantidad de cosas extraordinarias que suceden, milagros, sanidades y cosas que despiertan mi incredulidad. De plano soy hombre de poca fe y al estilo de Tomas, si no veo no creo. Pero como usted asegura que Dios lo usa, lo invito a grabar sus Noches de Gloria en la Unidad de Oncología Pediátrica del Hospital Roosevelt, también en la Unidad de Niños Quemados y de paso invitamos a los pacientes del Instituto Nacional contra el Cáncer INCAN. Si es verdad lo que sucede en sus cruzadas, se que muchos de esos enfermos sanaran. No es necesario que se vaya a Chile, Argentina o México. Sus prójimos están bien cerca, esos niños con cáncer sufren una tortura, los quemados peor, cuando usted va en los pasillos de esas unidades, se escuchan muchos gritos de dolor y ser paciente del Incan es impresionante, gente con tumores horribles, podridos en vida...eriza la piel. Espero saber cuando grabará los programas para asistir.

Estimados amigos compartan esta carta en sus muros, en nombre de tanto enfermo y gente engañada a diario ¡¡¡!!!
(https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2071397282905491&set=a.385528944825675.97756.100001057187876&type=3&theater)

martes, 20 de marzo de 2018

Los tatuajes son una profanación del cuerpo, templo del Espíritu Santo y en algunos casos, implican pactos satánicos


Los tatuajes son una profanación del cuerpo, templo del Espíritu Santo y en algunos casos, implican pactos satánicos. Además, provocan serios daños a la salud y, con toda probabilidad, sus componentes, que se alojan en ganglios linfáticos y en distintos órganos
del cuerpo, son cancerígenos.


La ley del Antiguo Testamento ordenaba a los israelitas, “No se hagan heridas en el cuerpo por causa de los muertos, ni tatuajes en la piel. Yo soy el Señor”. Hoy, aunque no vivimos bajo la ley del Antiguo Testamento, por ejemplo san Pablo dice:“¿O ignoráis que vuestro cuerpo es templo del Espíritu Santo, que está en vosotros, el cual tenéis de Dios, y que no sois vuestros? Porque habéis sido comprados a gran precio; glorificad, pues, a Dios en vuestro cuerpo y en vuestro espíritu, los cuales son de Dios”. Si nuestros cuerpos pertenecen a Dios, deberíamos asegurarnos de tener Su justo “permiso” antes de que “los marquemos” con tatuajes y perforaciones.

La ciencia tampoco apoya los tatuajes: https://www.webconsultas.com/autor/la-redaccion-de-webconsultas
Por primera vez, una investigación realizada por el laboratorio Europeo de Radiación Sincrotrón, (ESRF, European Synchrotron Radiation Facility) y la Universidad de Múnich, que acaba de ser publicada en Scientific Reports, demuestra que partículas microscópicas de las sustancias químicas (nanopartículas) que forman parte de los tintes de los tatuajes no sólo llegan hasta nuestros ganglios linfáticos, sino que permanecen en ellos de manera permanente, con consecuencias aún hoy impredecibles.
Para realizar el estudio, los investigadores obtuvieron muestras post mortem de la piel y de los ganglios linfáticos de cuatro donantes provenientes del Instituto de Medicina Legal de la Universidad Ludwig-Maximilians de Múnich; dos donantes tatuados, y dos no tatuados. El análisis químico de las muestras de donantes con tatuajes reveló niveles elevados de cobre, aluminio, hierro, cromo, níquel, cadmio y mercurio en los nódulos y la piel, así como niveles muy altos de titanio.
Estos hallazgos les llevaron a poder afirmar que los pigmentos inorgánicos que forman parte de los ingredientes utilizados para producir tintas de tatuaje son impurezas tóxicas para el cuerpo humano. Pero lo más destacable para los científicos es que no solo encontraron micropartículas en la piel, sino que constataron que las sustancias químicas habían llegado a los ganglios linfáticos en forma de nanopartículas.
Las nanopartículas permanecen en los ganglios linfáticos

Para los autores del estudio fue sorprendente encontrar los ganglios linfáticos coloreados con la tinta del tatuaje en forma de nanopartículas porque, pese a que ya habían observado que los pigmentos de los tatuajes viajaban a los ganglios linfáticos, como mecanismo de limpieza del cuerpo, no imaginaban que lo hacían en forma “nano”. Esto implica que pueden no tener el mismo comportamiento que las partículas en un nivel micro y, por tanto, no saben cómo reaccionan las nanopartículas en el cuerpo en un plazo amplio.
Toxicidad de las tintas de los tatuajes

 Análisis químicos de las muestras de donantes con tatuajes reveló niveles elevados de titanio, cobre, aluminio, hierro, cromo, níquel, cadmio y mercurio en los gánglios y en la piel


El grupo está decidido a continuar con otros experimentos en esta línea para explorar los posibles efectos adversos sobre el organismo a largo plazo de los pigmentos de tatuaje, así como poder examinar la carga de pigmentos y metales pesados que llegan a otros órganos y tejidos internos, con el fin de rastrear cualquier biodistribución posible de ingredientes de tinta de tatuaje en todo el cuerpo.

lunes, 19 de marzo de 2018

Asalto al Cielo: Serge Abad-Gallardo | Ex Masón Grado 12








La Masonería - D. Alberto Bárcena


La Masonería judía de Wall Street creó el Comunismo - Dr. Alberto Bárcena


La Masonería y la Doctrina de la Iglesia Católica - por el Dr. Bárcena


Alberto Barcena Expone el Gnosticismo y Luciferismo de la Masonería


El peligro de los tatuajes y las escarificaciones


jueves, 15 de marzo de 2018

El neo-marxismo cultural -ateo y anti-cristiano- avanza a pasos agigantados frente al silencio de los sensatos



PanAm podcast: el neo-marxismo cultural y el silencio de los sensatos
La mayoría de la gente entiende que los planteamientos de la izquierda son descabellados, sin embargo, no se atreven a enfrentarse a la dictadura de lo políticamente correcto.
Vanesa VallejoBy Vanesa Vallejo  On Mar 12, 2018.

(https://es.panampost.com/vanessa-araujo/2018/03/12/marxismo-cultural-podcast/)

miércoles, 14 de marzo de 2018

¿Por qué la izquierda -atea por esencia- ataca la religión y la familia?




Hoy hablamos de la nueva estrategia de la izquierda para conseguir el poder. La lucha ahora es en el campo cultural
Vanesa VallejoBy Vanesa Vallejo  Last updated Mar 6, 2018

La táctica de la izquierda para llegar al poder ya no es la misma usada por Lenin o Stalin. Ahora dan la batalla en el ámbito cultural. En el podcast de hoy hablaremos de la nueva estrategia de la izquierda.

¿Por qué se ensañan los izquierdistas con algunas religiones como la católica o cristiana?, ¿Por qué quieren destruir la familia conformada por un hombre y una mujer? Nuestro invitado nos cuenta hoy por qué y cómo la izquierda se dedica a destruir estas instituciones evolutivas que se han generado de manera espontanea.

ENTRADAS RELACIONADAS
“El Gobierno Sabía Que Iba A Incumplir La Nueva Meta De…

Mar 14, 2018
Perú: Fiscalía Interrogará A Primera Dama Nancy Lange Por Caso Lava…

Mar 14, 2018
Hablamos de las razones por las que los izquierdistas quieren acabar con los pilares de la civilización occidental.

También conversamos sobre la distorsión del lenguaje que ha causado la izquierda generando, según nuestro invitado, “disonancias cognitivas”.

El entrevistado de hoy es Edgar Morilla Martinez, estudioso de la escuela austriaca de economía, con quien hablamos de la nueva estrategia de la izquierda y su obsesión por destruir instituciones como la familia.

izquierda

La izquierda ha cambiado de estrategia. Destruir la familia y la religión hace parte de su nueva táctica (PanAm Post)

Secta socialista FARC retira candidatura presidencial


Criminal de lesa humanidad Timochenko, jefe de la banda de asesinos impunes llamada "FARC".

Las FARC retiran su candidatura a la presidencia de Colombia
La antigua guerrilla, que participará en las legislativas, renuncia por la frágil salud de su líder, Timochenko, y en medio de un fuerte rechazo social.
FRANCESCO MANETTO
Twitter
Bogotá 9 MAR 2018 

El líder del partido de las FARC, Rodrigo Londoño, 'Timochenko', en una reciente comparecencia. MAURICIO DUEÑAS CASTAÑEDA (EFE) / VÍDEO: EFE
Las FARC se apartaron este jueves de la carrera presidencial en Colombia. El partido de la antigua guerrilla retiró la candidatura de Rodrigo Londoño, Timochenko, líder de la organización, y renunció a presentar otro aspirante a las elecciones del 27 de mayo. La decisión, atribuida oficialmente a la frágil salud del excombatiente y a los intentos de agresión sufridos durante la campaña, guarda relación con la elevada impopularidad de sus dirigentes, que sí participan este domingo en los comicios legislativos. La intención de voto a Timochenko apenas rondaba el 1%.


La Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común, heredera política del grupo insurgente, tiene una aceptación social casi nula después de más de medio siglo de conflicto armado. Los cerca de 7.000 guerrilleros de las FARC se desmovilizaron y entregaron las armas, pero la dirección del partido no aprovechó el tránsito a la vida civil para romper simbólicamente con un pasado de crímenes y violencia. Tropezó con el rechazo de la sociedad, más que previsible, y trató de escudarse en la incomprensión y el victimismo.

La decisión fue anunciada por Iván Márquez, cabeza de lista al Senado. “Nos vimos obligados a una suspensión temporal de la campaña por la ausencia de garantías y, particularmente, por los ataques de que fue objeto nuestro candidato presidencial […], instigados por sectores del Centro Democrático, los cuales amenazaron su integridad personal y nos llevaron a pensar que se podría estar fraguando un magnicidio”, comunicó el partido, tratando de responsabilizar de ese clima a la formación fundada en 2013 por el expresidente Álvaro Uribe.

“Circunstancias ampliamente conocidas por la opinión pública sobre el proceso de recuperación de nuestro candidato Timo, tras la cirugía practicada en el día de ayer, unidas a las ya señaladas sobre los rasgos de la contienda electoral, nos han llevado a declinar nuestra aspiración presidencial”, continúa el comunicado. La FARC agradece el apoyo también a la activista Imelda Daza, aspirante a la vicepresidencia. Rodrigo Londoño, de 59 años, fue sometido el miércoles a una cirugía de bypass coronario. En julio sufrió una isquemia cerebral provocada por una dolencia cardíaca.

En cualquier caso, la formación participará este domingo en su primera contienda electoral, unos comicios legislativos que, en el caso de los demás candidatos, determinarán las posiciones de salida para las presidenciales. La organización entrará en las instituciones con diez escaños garantizados —cinco en la Cámara de Representantes y cinco en el Senado— en virtud del acuerdo de paz suscrito en 2016 con el Gobierno de Juan Manuel Santos. El anuncio de las FARC viene a avalar, por otro lado, la postura de las autoridades frente a las voces críticas con ese proceso y el argumento de haber entregado el país a la guerrilla.

“Ni cinco centavos” 
La semana pasada, Timochenko convocó a los periodistas en el cuartel general de la campaña, una casa del barrio residencial de Teusaquillo en Bogotá. Compareció en una sala atestada y leyó unos versículos de la Biblia, transmitiendo un mensaje críptico. “Mientras Jesús anuncia su muerte, algunos de sus discípulos se aferran a los honores y al poder, despertando la discordia y la banalidad entre ellos”. Después, denunció que las FARC no tenían “ni cinco centavos” para financiar la campaña. El Gobierno desmintió al exguerrillero horas después. “Ahora las FARC se quejan de que no les ha llegado la plata. Ya les llegó, hay problemas pero vamos avanzando”, aseguró el presidente Santos. Esa cantidad asciende a 8.800 millones de pesos, más de tres millones de dólares.

La antigua guerrilla cometió en su tránsito a la política varios errores estratégicos. Se mantuvo fiel a sus siglas y se resistió a cambiar, en la sustancia, su jerarquía. Estas decisiones contribuyeron a avivar los recelos de los ciudadanos. El lanzamiento de la candidatura, celebrado a finales de enero en Ciudad Bolívar, una de las zonas más humildes de la capital, ofreció una fotografía de esa impopularidad.

Timochenko llamó entonces, en un mitin cargado de retórica bolivariana, al “concurso de millones de compatriotas” en las próximas elecciones. Sin embargo, lo hizo ante unas 200 personas, quizá 300 en algunos momentos del acto, entre las que figuraba la estructura de apoyo con la que cuenta la formación en la ciudad. Tan solo les aplaudieron algunos jóvenes, estudiantes o exestudiantes universitarios, simpatizantes que vestían camiseta blanca con el símbolo del partido, la rosa roja, militantes veteranos y desplazados por una guerra que dejó al menos 220.000 muertos.
(https://elpais.com/internacional/2018/03/08/colombia/1520516996_090050.html)

El Che era “sanguinario y homofóbico”: entrevista a Fabián Sanabria


Sanabria es candidato a ocupar el cargo de rector de la Universidad Nacional de Colombia, una de las instituciones públicas más importantes del país.
Miguel Angel CamachoBy Miguel Angel Camacho  Last updated Mar 13, 2018

“No me parece muy interesante que la imagen de alguien que no es egresado de la universidad, que es completamente foráneo, esté en la plaza principal y esta se bautice clandestinamente con su nombre”. (Fabián Sanabria)
El próximo 15 de marzo la comunidad académica de la Universidad Nacional (UNAL) de Colombia, seleccionará a los candidatos favoritos para que ocupen el cargo de rector. Y el 22 de marzo el Consejo Superior Universitario decidirá finalmente quién será el remplazo de Ignacio Mantilla.

La UNAL es una de las universidades públicas más importantes de Colombia y está ubicada como la 8 mejor de Latinoamérica. Sin embargo, ha enfrentado problemas relacionados con su infraestructura, debido a que varias de sus facultades se caen, literalmente, a pedazos.

Para hablar del tema y de su candidatura a la rectoría de la UNAL el PanAm Post entrevistó a Fabián Sanabria, candidato a rector, quien considera que parte de los problemas de la UN están relacionados con la reducción en la participación de recurso por parte del Estado y con la gran burocracia existente en la institución.

Sanabria también se ha manifestado en contra la izquierda más radical de la universidad, porque esta “no han salido de su concha”. Además, ha afirmado estar en desacuerdo con que un homofóbico y racista sea utilizado como emblema de la UNAL, haciendo referencia al Che Guevara (lo que no le ha agradado a los más radicales de la universidad). Sin embargo, señala que comprende que para la izquierda el Che es símbolo en contra de los crímenes del Estado colombiano y que si fuera rector no borraría su imagen del Auditorio León de Greiff.

Ver imagen en TwitterVer imagen en TwitterVer imagen en TwitterVer imagen en Twitter

Fabián Sanabria
@FabianSanabriaS
En un contexto de estar dispuestos a pasar las páginas de la violencia armada en Colombia ¿Será que en el Alma Mater de la Nación vamos a seguir teniendo como emblema a un Hermoso Sanguinario?

20:57 - 3 mar. 2018
60
63 personas están hablando de esto
Información y privacidad de Twitter Ads
Fabián Sanabria es doctor en sociología de la Escuela de Altos Estudios en Ciencias Sociales de París, magíster en antropología y sociología de lo político de la Universite de Paris 8 y antropólogo de la UNAL. Fue director del departamento de sociología UN y decano de la facultad de ciencias humanas de esta misma universidad. También fue director general del Instituto Colombiano de Antropología e Historia y comisario general del año Colombia-Francia 2017

Usted comenzó su campaña para ser rector con el eslogan Izquierda torcida, derecha chocada. ¿Es algún tipo de crítica a la política al interior de la UNAL?
En realidad, nuestra consigna es un Alma Mater Más Incluyente, y, gracias a un ejercicio de creación colectiva, descubrimos un saludo que representa corporalmente la cinta de Moëbius —que es nuestro símbolo—, en donde con las manos resulta: izquierda torcida, derecha chocada. Porque cuando usted saluda a una persona normalmente le tiende la derecha, pero si luego le da la izquierda, está formando la cinta de Moëbius. En ese ejercicio la torsión es fundamental, porque implica estar adentro y afuera, ser lo uno y lo otro al mismo tiempo, aunque las sobreinterpretaciones ideológicas quedan para el lector y el analista.

Durante años se ha afirmado que no importa quiénes sean los favoritos de los estudiantes, porque, al final, el Consejo Superior Universitario toma la decisión que al Gobierno de turno más le agrade. ¿Cree que esto va a cambiar en estas elecciones?
Esa no es una interpretación tan justa. Los primeros 40 rectores fueron designados por el presidente de la república. Antanas Mockus fue designado por César Gaviria Trujillo. Fue en el Gobierno de Antanas cuando se decidió consultarle a la comunidad académica. No es una votación directa, es una consulta, y cuando se presentó el profesor Víctor Manuel Moncayo fue elegido por el Gobierno, de acuerdo con los resultados que obtuvo en la consulta, tanto la primera vez como en su reelección. En la historia de la universidad es un episodio complejo muy reciente, y fue después del profesor Páramo que se empezó a recoger firmas para proponerle nombres al Concejo Superior. Con Moncayo se ratificó la idea de consulta y él se la ganó dos veces y ambas fue designado rector. Después designaron a Marco Palacios, luego vino Moisés Wasserman y posteriormente Ignacio Mantilla, los dos en periodos repetidos.

Los candidatos que les compitieron a estos últimos, avalados por un movimiento de izquierda fundamentalmente, y que ganaron la consulta, no fueron designados rectores. Y la frase de por qué no fueron designados se la dijo claramente Fernando Sánchez Torres al médico Mario Hernández, cuando este se presentó la vez pasada: “Sabemos que ganaste la consulta, pero no quisiéramos quedar presos del movimiento que te representa”.



Fabián Sanabria
@FabianSanabriaS
Me siento tan libre para ser rector de la @UNColombia como para jugar con mi gato o tararear con mis amigos EL BAILE DE LOS QUE SOBRAN...
Porque justamente no represento los intereses ni del actual rector Ni de ex-rectores Ni de la izquierda confesional del Alma Mater de Colombia

22:36 - 4 mar. 2018
14
Ver los otros Tweets de Fabián Sanabria
Información y privacidad de Twitter Ads
El problema es que, indudablemente, hay que decirlo, las universidades públicas, y algunas privadas, en sus concejos académicos y superiores universitarios han sido fortín electoral de algunos senadores que han hecho excelente trabajo de crítica al Gobierno de turno, pero que tienen ahí su clientela electoral. Al punto de que cuando se da la consulta, primero vota el 10 % de la comunidad académica, y de ese porcentaje evidentemente un amplio número es el de la izquierda, que recientemente gana esa consulta. Pero debo señalar que parte de la izquierda hoy está “torcida”, y no tiene candidato oficial para la rectoría. No se pusieron de acuerdo. Y yo no sé por qué razón no avalaron al profesor Alejo Vargas, quien tenía opción de poder. Indudablemente el presidente Santos lo hubiera puesto, porque son amigos.

Esto le da paso a mí siguiente pregunta. ¿Por qué cree que las universidades públicas en Latinoamérica son el nicho preferido de la izquierda para conseguir militantes?
Bueno, no solamente las públicas, las privadas también tienen representantes estudiantiles de izquierda, comandados por un excelente senador, y militante del MOIR, que es una persona muy capaz, manizalita, muy culto, a quien conocí en la casa de Mercedes Araujo, en El Barrio Santana, y que hoy está aliado con Sergio Fajardo.

Sí, pero la mayoría de los militantes de izquierda salen de las públicas.
Pues obviamente porque hay inconformidad. Eso no es una novedad. Tampoco es una novedad que a la universidad también la alimenta el pensamiento crítico. Y esto es muy importante. Yo no estoy menospreciando esa realidad. Al contrario, me parece muy importante que haya crítica. Pero algo que sí les debo decir a los militantes del pensamiento crítico, es que les falta ser consistentes con su pensamiento, porque un pensamiento crítico que no es autocrítico, no es crítico. Entonces, tiene que haber una autocrítica. Y hay un elemento fundamental: el establecimiento está harto de los que critican y critican; o, dicho en lenguaje popular, joden y joden y nunca proponen nada. No hay una cosa propositiva realista, solo transformar el modelo económico. Es de un irrealismo fantástico, para no comprometerse. Modelos ideales solo existen en el delirio. Existen como modelos, pero en la realidad no.

El pensamiento crítico tiene que ser creativo y propositivo y el pueblo unido jamás será vencido está ya recontravencido con esa consigna. Además, hay que decirle unas verdades a una izquierda militante que no ha salido de su concha, que no ha salido de su torre de marfil, que no conoce el mundo, que no sabe cómo funciona. Y en esa medida tenemos ejemplos en el mundo como el de Emmanuel Macron, que pulverizó a la derecha extrema y a la izquierda extrema, porque ninguna opción servía.

Siguiendo con esta línea, usted ha cuestionado que la UNAL tenga como emblema la imagen del Che Guevara, debido a su carácter homofóbico, racista y amante de la muerte, pero ha dicho que no borraría la imagen del Auditorio León de Greiff si usted llega a ser rector. ¿Por qué no la haría?
Debo decir que no estoy de acuerdo con que sea el único “dios en el Panteón de la UN”. Eso me parece excesivo. Hay que ser politeísta. Hay que ser pagano. Yo sueño con un Camilo Torres que en vez del fusil esté fumando pipa… Eso le dolería a la mamertería. (Dicho sea de paso, aclaro de dónde viene el castizo mamerto: viene de los rigobertos, robertos y egbertos del Partido Comunista que jodían y jodían y nunca propusieron nada. Ese es el problema de la mamertería… Pero yo quiero a la mamertería, porque dentro de ella hay gente bella. Y la belleza sí me tumba completamente. Si yo me encuentro con un mamerto bello, eso para mí es el amor puro. Trato de reconocer belleza donde, a primera vista, no se reconoce).

Cierro ese paréntesis y vuelvo. No me parece muy interesante que la imagen de alguien que no es egresado de la universidad, que es completamente foráneo, esté en la plaza principal y esta se bautice clandestinamente con su nombre. Sin embargo, reconozco que lo que la gente venera de esa imagen del Che en la Plaza Santander, que alberga la biblioteca García Márquez y el auditorio León de Greiff, no es tanto al Che, sino a la imagen del Che que se pintó como un signo contra aquellas víctimas del terrorismo de Estado. Y eso sí tiene un gran sentido para la universidad. Además, debo reconocer que era un personaje sanguinario y homofóbico (fue uno de los primeros personajes que mandó homosexuales a Sierra Maestra. Fue uno de los primeros que creó campos de concentración para homosexuales. Él creía que con el trabajo los hombres se liberaban. Un poco como hacen los pentecostalistas, que con ejercicios espirituales dizque “curan” la homosexualidad, aunque sigan siendo muy locas quienes se “curan”).
(https://es.panampost.com/miguel-camacho/2018/03/13/fabian-sanabria-che-unal/)

martes, 13 de marzo de 2018

Se suicida un adolescente de trece en años en Córdoba luego de jugar al siniestro desafío "Ballena azul"


Un adolescente de 13 años murió tras colgarse por el cuello de una hamaca paraguaya en su casa de la localidad cordobesa de Villa Carlos Paz, Córdoba. La Justicia investiga si su fatal decisión se motivó en la práctica del juego conocido como ‘La Ballena Azul’.

El menor, que se llamaba Elías, estuvo alrededor de una semana internado en el Hospital de Niños de la ciudad de Córdoba, hasta que se produjo su deceso, según informó el sitio de la radio Cadena 3.

El chico fue encontrado colgado en el fondo de su casa por sus padres y fue su madre, de profesión enfermera, la que le dio los primeras atenciones médicas, antes de que sea trasladado al Hospital Sayago de Carlos Paz y luego derivado al Hospital de Niños de la capital provincial.

El trágico hecho se produjo en una vivienda situada en avenida Perón e Igualdad, del barrio San Ignacio, en la turística localidad mediterránea.

Según deslizaron los familiares del joven, la Justicia secuestró una tablet, que utilizaba el adolescente, para establecer si el trágico hecho se relaciona con el juego conocido como ‘La Ballena Azul’.

El juego de la ‘Ballena Azul’ es similar a un juego de rol, que propone a los participantes -en su mayoría jóvenes y adolescentes- cincuenta desafíos para cumplir que incluyen cortes y autolesiones, y que acaba con el suicidio como reto último para completar el juego. 



Fuente: https://www.elliberal.com.ar/noticia/402990/murio-adolescente-sospechan-juego-ballena-azul

Comunismo (socialismo, populismo) = Satanismo. El Comunismo está condenado por la Iglesia como "intrínsecamente perverso"

Comunismo igual a Satanismo

La ideología marxista contradice la doctrina social  del Magisterio de la Iglesia Católica. 
Papa León XIII
La Iglesia manda que el derecho de propiedad se mantenga intacto e inviolado.
El derecho de propiedad privada tiene su fundamento en el trabajo humano

V – Es un derecho incontestable de naturaleza el derecho de la propiedad privada, fruto del trabajo o de la industria, o bien de cesión o de donación ajena; y cada uno puede razonablemente disponer de él a su arbitrio. (Enc. Rerum Novarum)

La justicia conmutativa establece que el derecho de propiedad sea escrupulosamente respetado, éste no se pierde por el abuso o por el no uso: 

Para poner pues en los justos límites la controversia suscitada últimamente en torno a la propiedad y a los deberes a ella inherentes, quede establecido, antes de todo el fundamento establecido por León XIII: el derecho, esto es, de propiedad se distingue de su uso (Enc. Rerum novarum, n.19).La justicia, que de hecho se llama conmutativa,establece que sea escrupulosamente respetada la división de los bienes, y que no se invada el derecho ajeno, traspasando los límites del propio dominio; que los propietarios usen pues honestamente de la propiedad, no pertenece a esta justicia, sino a otras virtudes; el cumplimiento de estos deberes no se puede exigir jurídicamente (cfr. enc. Rerum novarum, n. 19). Así que algunos afirman sin razón que la propiedad y su uso honesto está restringida dentro de sus mismos límites; y mucho más es contrario a la verdad decir que el derecho de propiedad perece o se pierde por el abuso o por el no uso. (Pío XI, Encíclica Quadragesimo Anno n.47, 15 de mayo de 1931)

– La negación del derecho a la propiedad privada: objetivo del comunismo y del socialismo

León XIII

La abolición de la propiedad privada para favorecer el colectivismo meta del socialismo
Papa Pío XI. Encíclica Quadragesimo anno, n. 120, 15 de mayo de 1931
Socialista y católico son términos contradictorios
120. Aun cuando el socialismo, como todos los errores, tiene en sí algo de verdadero (cosa que jamás han negado los Sumos Pontífices), se funda sobre una doctrina de la sociedad humana propia suya, opuesta al verdadero cristianismo. Socialismo religioso, socialismo cristiano, implican términos contradictorios: nadie puede ser a la vez buen católico y verdadero socialista.
El Beato Francisco Jagerstatter ve un tren brillante cargado de pasajeros; jóvenes, niños , adultos y viejos que se dirige al infierno este tren fue identificado por él como la ideología del socialismo nacional, él le gritaba a todos bájense del tren antes que llegue a su destino final , incluso él mismo fue persuadido por sacerdotes para que él se subiera a ese tren pero murió mártir por oponerse. Hoy en día este tren es mas brillante y viaja a gran velocidad y seduce a muchos dentro y fuera de la Iglesia para que se suban al tren y viajen rumbo al Infierno. En Suramérica podemos ver como en Argentina , Venezuela y ahora en Colombia, el Socialismo tiene capturado la mente de muchos incluso sacerdotes que ven en este tren la solución de todos los problemas del hombre moderno.

Recuerden el Socialismo no es lo mismo que la Doctrina social de la iglesia. La Iglesia siempre ha defendido al desposeído por medio de la Doctrina Social de la Iglesia desde una perspectiva cristiana basada en el Escritura y no en ideologías marxistas.

El catecismo advierte sobre la ultima prueba de la Iglesia de una impostura religiosa disfrazada de humanismo, ‘una impostura religiosa que proporcionará a los hombres una solución aparente a sus problemas mediante el precio de la apostasía de la verdad’. La Iglesia ha rechazado esta falsificación escondida detrás de una aparente ayuda material al pobre ‘bajo la forma política de un mesianismo secularizado, “intrínsecamente perverso” (cf. Pío XI, carta enc. Divini Redemptoris, condenando “los errores presentados bajo un falso sentido místico” “de esta especie de falseada redención de los más humildes”; GS 20-21

No se equivocó la Virgen en Fátima cuando nos advirtió de los errores del comunismo, que es el mismo Tren que conduce al Infierno, solo que ahora está disfrazado, es mas brillante y es mas veloz.
La teología marxista de la liberación impulsa la lucha de clases marxista –oprimido versus opresor- (el Pobre contra el Rico, el proletariado contra la burguesía y ahora, con el neo-marxismo cultural, la mujer contra el varón y la implantación de la ideología de género como igualación utópica de los sexos masculino y femenino) y además viola  el principio de universalidad salvífica de la Iglesia católica. 

Teología de la Liberación: una herramienta de subversión

La Teología de la Liberación es una corriente de teólogos  activistas, que trata de transformar las estructuras de la Iglesia y de la sociedad, basada en una interpretación dialéctica marxista de las Escrituras. De modo paralelo, se esfuerza por establecer una Iglesia igualitaria ‒sin distinción entre la jerarquía, el clero y los fieles‒ y una sociedad socialista sin clases, sin propiedad privada, todo lo cual lo presenta como un inexistente y anti-evangélico Reino de Dios en la Tierra. Su principal herramienta para lograr esto son las Comunidades Eclesiales de Base.


Comunidades eclesiales de base donde se reemplaza a Cristo por el campesino y donde se promueve el aborto y la ideología de género. La solución aparente de los problemas de los pobres  a cambio de la apostasía. Herético jesuita Sobrino: “fuera de los pobres no hay salvación”