Il filosofo cattolico austriaco, prof. Thomas Stark ha messo in rilievo come nello Instrumentum sia confluita
un’istanza tipica della teologia della liberazione, quella mirante ad instaurare una forma
di socialismo di tipo “tribale”, fondata cioè sul collettivismo peculiare alla vita tribale dei
primitivi. Nella tribù si praticano la poligamia, il concubinato, i figli vengono allevati in
comune, si vive nella promiscuità, non c’è diritto di proprietà. Questo modo di vita arcaico e brutale, rimasto appunto in vigore presso tribù isolate nella sterminata foresta amazzonica, ma forse ancora presente nella mentalità degli indi ammassati in condizioni difficili nelle periferie delle città amazzoniche, viene ora addirittura proposto a noi Occidentali
come un modello degno di imitazione! Questo lo si vede, annoto, dagli accenni sparsi nel
documento, secondo i quali l’esperienza di vita e religiosa, la “cosmovisione” dei primitivi
amazzonici potrebbe costituire un esempio per tutta la Chiesa e per tutta l’umanità.16 La
cosa è “assolutamente inaccettabile” ribatte giustamente il prof. Stark. Inoltrandosi su
questa strada “si distruggerebbe ciò che è rimasto della cultura cristiana (ed anzi, aggiungo, ogni possibilità di cultura in generale). Il “tribalismo”, già individuato e indagato come ideologia (ricorda il prof. Stark) dallo scomparso filosofo brasiliano Plinio Corrêa de
Oliveira, annulla la personalità individuale, in tutti i suoi aspetti, e attua una forma di
15 Op. cit., pp. 6-7/7.
16 Un piccolo florilegio: “L’Amazzonia è una regione con una ricca biodiversità; è multi etnica, pluri-culturale e
pluri-religiosa, uno specchio di tutta l’umanità che, a difesa della vita, esige cambiamenti strutturali e personali
di tutti gli esseri umani, degli Stati e della Chiesa”(Documento preparatorio, cit., p. 2/24); “Da questo incontro
e dialogo fra le culture, sono emersi nuovi cammini dello Spirito. Oggi, nell’incontro e nel dialogo con le culture amazzoniche, la Chiesa scruta nuove vie”(IL 108); “Il mondo indigeno mostra valori che il mondo moderno
non ha. Per questo motivo è importante che il rafforzamento dei mezzi di comunicazione raggiunga i nativi
stessi. Il loro contributo può avere grande risonanza e aiutare la conversione ecologica della Chiesa e del pianeta. Bisogna che la realtà amazzonica esca dall’Amazzonia e abbia ripercussione planetaria”(IL 141).
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collettivismo implicante il dissolvimento dell’etica, in modo simile a quanto auspicato dai
teorici del socialismo, fautori (ricordo) del libero amore, dell’eliminazione della famiglia e
della proprietà privata, dell’allevamento in comune dei figli.
Anche per il prof. Stark è del tutto “inaccettabile” presentare l’Amazzonia e i suoi popoli quali depositari di una rivelazione divina, cosa che giustificherebbe il suo imporsi a
noi come modello di vita. Un punto particolarmente importante dell’intervento del prof.
Stark è il seguente: in Europa, i seguaci di forme “socialistiche” di vita associata, nel senso
del “tribalismo” appena menzionato, sono ora tra i più convinti fautori dell’imitazione
dei costumi tribali amazzonici; ebbene, costoro sono in genere a favore del libero aborto,
dell’eutanasia e di altri gravi crimini, insomma di tutta una serie di mali che ritroviamo
nelle società tribali amazzoniche, se pensiamo p.e. alla diffusione dell’infanticidio e alla
promiscuità sessuale che vi regna. L’allevamento comunitario dei fanciulli, dovuto
all’inesistenza di veri vincoli familiari perché le coppie raramente si sposano ed è diffusa
anche una sessualità “di gruppo”, nonché altri aspetti moralmente negativi del mondo
tribale amazzonico arbitrariamente idealizzato dai “teologi indi”, sono tristi fenomeni che
vengono ricordati anche da altri sacerdoti, missionari nella regione, e da altri studiosi.17
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